I tre pesci.
Fiabe arabe e asiatiche.
I tre pesci
(un racconto arabo)
C'erano una volta tre pesci che vivevano in uno stagno: uno era intelligente,
un altro lo era a metà e il terzo era stupido. La loro vita era
quella di tutti i pesci di questo mondo, finché un giorno arrivò
un uomo.
L'uomo portava una rete e il pesce intelligente lo vide attraverso l'acqua.
Facendo appello all'esperienza, alle storie che aveva sentito e alla propria
intelligenza, il pesce decise di passare all'azione.
"Dato che ci sono pochi posti dove nascondersi in questo stagno,
farò finta di essere morto", pensò. Raccolte tutte
le sue forze, balzò fuori dall'acqua e atterrò ai piedi
del pescatore, che si mostrò piuttosto sorpreso. Tuttavia, visto
che il pesce tratteneva il respiro, l'uomo lo credette morto e lo ributtò
nello stagno. Allora il nostro pesce si lasciò scivolare in una
piccola cavità sotto la riva.
Il secondo pesce, quello semintelligente, non aveva capito bene quanto
era accaduto. Raggiunse quindi il pesce intelligente per chiedergli spiegazioni.
"Semplice", disse il pesce intelligente, "ho fatto finta
di essere morto e così mi ha ributtato in acqua".
Immediatamente, il pesce semintelligente balzò fuori dall'acqua
e cadde ai piedi del pescatore.
"Strano", pensò il pescatore, "tutti questi pesci
che saltano fuori dappertutto!". Ma il pesce intelligente si era
dimenticato di trattenere il respiro, così il pescatore si accorse
che era vivo e lo mise nel suo secchio. Riprese quindi a scrutare la superficie
dell'acqua, ma lo spettacolo di quei pesci che atterravano sulla riva,
ai suoi piedi, lo aveva in qualche modo turbato, sicché si dimenticò
di chiudere il secchio. Quando il pesce se ne accorse, riuscì faticosamente
a scivolare fuori e a riguadagnare lo stagno a piccoli salti. Andò
a raggiungere il primo pesce e, ansimando, si nascose accanto a lui.
Ora, il terzo pesce, quello Stupido, non era naturalmente in grado di
trarre vantaggio dagli eventi, neanche dopo aver ascoltato il racconto
del primo e del secondo pesce. Allora riesaminarono ogni dettaglio con
lui, sottolineando l'importanza di non respirare quando si finge di essere
morti.
"Molte grazie, adesso ho capito!"; disse il pesce stupido, e
con quelle parole si lanciò fuori dall'acqua e andò ad atterrare
proprio accanto al pescatore. Ora, il pescatore, che aveva già
perso due pesci, lo mise subito nel secchio senza preoccuparsi di verificare
se respirava o no. Poi lanciò ancora ripetutamente la sua rete
nello stagno, ma i primi due pesci erano ormai al sicuro nella cavità
sotto la riva. E questa volta il suo secchio era ben chiuso.
Il pescatore finì per rinunciare. Aprì il secchio, si accorse
che il pesce stupido non respirava, lo portò a casa e lo diede
da mangiare al gatto.
(Arabia, Fiaba araba)
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