Fiabe
cinesi e orientali: La storia delle spiagge Wangniang
La storia delle spiagge Wangniang
(una favola cinese, fiaba e leggenda della Cina)
Molti anni fa, la pianura occidentale del Sichuan conobbe una siccità
così grave che gli alberi morivano, i giovani virgulti ingiallivano,
le risaie si spaccavano, i laghi mostravano il loro fondo e i raggi di
un sole rosso fuoco brillavano ogni giorno sulla terra.
In un piccolo villaggio, al bordo di una rapida, abitava una famiglia.
La madre, che si chiamava Madre Nie, aveva più di quarant’anni
e suo figlio Nie Lang ne aveva quattordici. Essi affittavano un campo,
ma i pochi dou di cereali che restavano non erano sufficienti, dopo
aver pagato l’affitto restava poco: Nie Lang doveva andare a raccogliere
la legna per il fuoco e delle erbe per venderle; molto sincero, laborioso
e saggio, era sempre pronto ad aiutare i vicini. Se la intendeva bene
con i bambini del villaggio e il suo migliore amico si chiamava Changsheng.
Un giorno, al primo canto del gallo, egli andò come sempre, con
la gerla sulla schiena, a tagliare delle erbe col falcetto. Salendo verso
la Cima del Drago Rosso, pensava: « Il mio amico Changsheng mi ha
detto ieri che Zhou il Riccone chiede delle erbe per nutrire il suo cavallo,
bisogna che ne tagli di più per vendergliele». Preso da questi
pensieri, senza accorgersene, Nie Lang aveva oltrepassato la Cima del
Drago Rosso.
Nel Fossato del Drago alla base della montagna, in primavera si era
avuta abbondanza di pesci e gamberetti, e di erbe sulle sue rive. Ma il
luogo adesso non era altro che pietrisco. Nie Lang emise un sospiro, e
pensava di andare altrove, quando vide improvvisamente una figura bianca
dietro il tempio tutelare. Molto stupito, disse: « Oh! Una lepre
bianca!»
All’idea che la lepre mangia l’erba tenera, egli la seguì
non si sa per quanti li. Arrivata al fondo della valle, la lepre scomparve.
Ma Nie Lang scoprì là un ciuffo di verzura, e tutto contento,
ne tagliò un cesto pieno.
Cosa estremamente bizzarra, l’indomani le erbe erano ricresciute.
Egli andò dunque a tagliarle due giorni di seguito. Poi pensò:
«Sarebbe meglio che le strappassi e le piantassi dietro casa mia,
invece di correre ogni volta come un coniglio per una dozzina di li».
Si affrettò a scavare la terra e strappò le erbe. Ora, stava
per rialzarsi quando vide una pozza d’acqua, sulla cui superficie
brillava una perla. Nie Lang la prese, tutto felice, la mise prudentemente
in grembo e tornò a casa, con la sua gerla di erbe sulla schiena.
Al suo arrivo a casa, il sole stava già tramontando dietro la montagna.
Mamma Nie stava preparando la zuppa di mais. Alla vista del suo ragazzo,
si lamentò amaramente:
- Perché rientri così tardi?
Nie Lang le raccontò la sua avventura e tirò fuori la perla.
Improvvisamente, tutta la casa fu illuminata da un bagliore così
accecante che non si poteva tenere gli occhi aperti. La madre si affrettò
a dirgli di nasconderla nel vaso del riso. Dopo cena, Nie Lang piantò
le erbe dietro casa, vicino a un boschetto di bambù.
Il giorno dopo, si alzò prestissimo e corse a dare un’occhiata
alle sue piantagioni. Ahimè, le erbe erano tutte secche. Rientrò
a casa per vedere se la perla era ancora là. Appena aperto il coperchio
del vaso, gridò meravigliato:
- Madre, presto, venite a vedere!
Il vaso era pieno di riso, e sopra c’era ancora la perla. Capirono
che era una perla magica, poiché, da allora, se la si posava nel
vaso del riso, il riso aumentava, e se la si metteva su dell’argento,
l’argento si moltiplicava. Alla famiglia non mancavano ormai né
vestiti né cibo. Quando i vicini non avevano di che mangiare, Mamma
Nie diceva a suo figlio di portar loro del riso. Anche lui povero, Nie
Lang voleva ben aiutare i vicini in difficoltà. La notizia si sparse
in fretta. Quando la seppe, Zhou il Riccone, un signorotto dispotico del
villaggio, disse al suo intendente:
- Bisogna cercare con tutti i mezzi di impadronirci di questa perla!
- Signore, disse l’intendente, la famiglia Nie è povera,
sarà facile comperarla con una bella sommetta.
Ma poiché Nie Lang era certamente troppo intelligente per lasciarsi
ingannare, Zhou e il suo intendente concepirono un piano oscuro: l’intendente
sarebbe andato con quattro servi a saccheggiare la casa dei Nie, con il
pretesto che Nie Lang aveva rubato la perla preziosa della famiglia Zhou
tramandata dai suoi antenati. Se Nie Lang non avesse dato la perla, lo
si sarebbe incatenato e condotto in prefettura.
Quando Changsheng, guardiano dei cavalli di casa Zhou, venne a conoscenza
del complotto, uscì di nascosto e andò ad informare Nie
Lang affinché fuggisse immediatamente con sua madre. Madre e figlio
erano tutti indaffarati nei loro preparativi per la partenza quando l’intendente
di Zhou li fermò subdolamente davanti alla porta.
- Ridatemi immediatamente, gridò, la perla magica del mio padrone
o siete morti tutti e due!
A quelle parole, Nie Lang si arrabbiò e disse puntando l’indice
sull’intendente:
- Tu non sai che malmenare i poveri appoggiandoti a Zhou il Riccone. Con
quale prova mi accusi di furto?
Senza prendersi pena di rispondergli, l’intendente ordinò
ai servi di frugare in casa ma non si trovò nulla. L’intendente
sgranò gli occhi e disse di perquisire Nie Lang che, immediatamente,
inghiottì la perla.
- È finita, finita! Nie Lang ha inghiottito la perla, la perla
è nella sua pancia! Gridarono i domestici.
- Picchiatelo! urlò l’intendente.
Sotto i calci e i pugni, Nie Lang svenne. Fortunamente, alcuni vicini
riuscirono a scacciare l’intendente e i servi; quindi portarono
Nie Lang dentro casa e curarono le sue ferite.
Mamma Nie, seduta vicino al letto, vigilava su suo figlio, con le lacrime
agli occhi.
A mezzanotte passata, Nie Lang si svegliò improvvisamente e disse
ad alta voce:
- Che sete! Voglio bere dell’acqua!
Vedendo che suo figlio aveva ripreso conoscenza, Mamma Nie, felicissima,
si affrettò a dargli una ciotola d’acqua. Nie Lang la vuotò
in un attimo e ne chiese ancora un’altra. Molto impaziente, si mise
a pancia in giù sull’orlo del grande orcio e ne bevve tutta
l’acqua. Sua madre tremava per la paura.
- Figlio mio, è terrificante vederti bere così tanta acqua!
- Mamma, il mio cuore soffre come se fosse arso da un fuoco violento!
Voglio bere ancora, mamma!
- Non c’è più acqua nel nostro orcio!
- Voglio andare a bere nella rapida!
Un lampo squarciò il cielo e illuminò tutta la casa, seguito
dal fragore del tuono. Nie Lang saltò per terra e corse fuori.
Sua madre si precipitò per rincorrerlo, ma più lei correva,
più aumentava la sua paura. Poco tempo dopo, apparve davanti a
loro un fiume, simile a un lungo nastro grigio. Come posseduto, Nie Lang
si gettò in riva al fiume e bevve gloglottando.
I lampi e i tuoni si succedevano. In un batter d’occhio, Nie Lang
aveva prosciugato metà dell’acqua del fiume. Tirando per
i piedi con tutta la sua forza, la madre gridò:
- Che cosa ti sta succendendo, figlio mio?
Nie Lang si voltò, si era trasformato: si vedevano due corna sulla
testa, dei peli blu attorno alla bocca e delle scaglie rosse sul collo.
- Lasciate la presa, mamma, voglio essere un drago per vendicarmi di quest’odio
così immenso e profondo quanto il mare!
Sotto i tuoni e i lampi, l’acqua salì rapidamente nel fiume
con delle onde tumultuose, e sconvolse il silenzio dell’immensa
terra.
Zhou il Riccone in persona arrivò giusto in quel momento, conducendo
i suoi servitori che brandivano delle torce, con l’intenzione di
aprire il ventre di Nie Lang e prendersi la perla.
Udendo questo vocìo, Nie Lang indovinò che c’erano
della persone e disse:
- Lasciatemi, mamma, voglio vendicarmi!
Scrollandosi con tutte le sue forze, si rotolò nel fiume e fece
scaturire delle onde alte sino al cielo.
- Vecchia, dov’è andato tuo figlio?, gridò Zhou afferrando
Mamma Nie per le spalle.
- Che delinquente sei, Zhou! Insegui mio figlio sino al fiume. Non ti
è sufficiente? Nie Lang,- urlò,- il tuo nemico è
arrivato!
Con un calcio, Zhou il Riccone gettò Mamma Nie per terra, e corse
in riva al fiume per cercare Nie Lang. Seguita da un lampo rosso e nel
fracasso del tuono, un’onda, scatenata come un cavallo al galoppo,
trascinò tra i suoi flutti Zhou il Riccone, il suo intendente e
tutti i suoi servi, inghiottendoli sino all’ultimo.
Il vento si calmò e la pioggia smise di cadere. Il cielo si rasserenò
poco a poco. Nie Lang levò la testa e chiamò dal fiume:
- Mamma, sto per partire!
- Figlio mio! Quando ritornerai? domandò Mamma Nie, afflitta.
- Poichè il mondo umano e il mare si separano, io non tornerò
fino a quando le rocce non sbocceranno come fiori e ai cavalli non spunteranno
delle corna.
Avendo la triste convinzione che suo figlio non sarebbe mai più
tornato, Mamma Nie, in piedi su una grande roccia, gridava incessantemente:
«Figlio mio! Figlio mio!...»
Ai richiami della sua amata madre, Nie Lang volgeva più in alto
la testa per vederla.
Ventiquattro volte lei lo chiamò e ventiquattro volte egli alzò
la testa. Ad ogni saluto del figlio, comparve una spiaggia. Ne comparvero
ventiquattro che più tardi furono chiamate le «Spiagge
che guardano la madre», in cinese Spiagge Wangniang.
(Fiaba e leggenda cinese)
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