La diligenza
a dodici posti
Fiabe Andersen.
La notte era gelida
e limpidissima: il cielo brillava di stelle. L'orologio della chiesa
scoccò dodici rintocchi, e subito i mortaretti incominciarono
a scoppiettare e una vecchia latta volò fuori da una finestra,
perché era l'ultima notte dell'anno. In quel preciso momento,
una vecchia diligenza sconquassata venne a fermarsi alla porta della
città; portava dodici viaggiatori, quanti erano i posti.
I nuovi arrivati scesero dalla diligenza. Tutti erano forniti di passaporto
e di bagaglio e portavano persino dei doni per me, per voi, per tutti.
- Buon anno! - augurò la sentinella. - avanti il primo: dichiarate
nome e professione.
Il primo viaggiatore era tutto avvolto in una pelliccia d'orso e calzava
stivaloni di pelo.
- Potete consultare il mio passaporto-disse - io sono colui a cui tutti
guardano sempre con speranza. Distribuisco mance e regali, e ne darò
uno anche a voi, se verrete a trovarmi domani. Faccio inviti e feste
di ballo, ma non posso darne più di trentina. Le mie navi sono
imprigionate in mezzo ai ghiacci, ma nella mia casa fa caldo. Mi chiamo
Gennaro.
- Avanti il secondo - disse allora la sentinella.
Questi era un personaggio gioviale e pazzerellone: organizzava balli
e divertimenti di ogni genere. Portava seco un grosso barile.
- Quando c'è questo, c'è baldoria - dichiarò. -
Voglio stare allegro, perché ho poco tempo da vivere: ventotto
giorni soltanto. Ogni tanto mi aggiungono un altro giorno per la buona
misura, ma non ne faccio gran calcolo. - Poco chiasso! - ammonì
la sentinella.
- Io posso fare tutto il chiasso che voglio - replicò l'altro.
- Sono il Principe Carnevale, ma viaggio in incognito sotto il nome
Febbraio.
Il terzo viaggiatore era magro come la quaresima. Studiava il cielo
camminando col naso in aria, perché predicava il tempo e le stagioni.
Al risvolto della giacca portava un mazzolino di violette piccine, piccine.
Il quarto viaggiatore gli batté la mano sulla spalla.
- Don Marzo, -
esclamò sento odor di punch! Nella saletta dei doganieri stanno
preparando la tua bevanda preferita. Corri subito a vedere!
Non era vero: il nuovo venuto voleva soltanto giocare un tiro al suo
compagno di viaggio; infatti si chiamava Aprile e incominciava la sua
carriera con un pesce. Aveva un aspetto gaio, forse perché lavorava
poco.
Dopo di lui scese una bella fanciulla che si chiamava Maggiolina. Indossava
un vestito color dell'erba tenera. Aveva nei capelli un mazzolino di
anemoni e profumava di tino. Quel profumo era tanto forte che la sentinella
starnutì.
- Dio vi benedica! - disse la fanciulla.
- Fate largo che scende la dama di Giugno - avvertì il cocchiere.
La signora scese. Era una dama molto bella e un poco altera. L'accompagnava
Luglio, suo fratello minore. Questi era un giovane grassoccio, indossava
abiti estivi e portava sulla testa un largo cappello di panama.
Un po' affannata e rossa in viso scese poi Mamma Agostina. Era una venditrice
di frutta, proprietaria di molti terreni, sempre in faccende.
Dalla diligenza,
dopo di lei, sbucò un pittore: il professor Settembre. Aveva
per sbaglio i tubetti del colore, perché il colore era la sua
passione. Infatti appena entrava nelle foreste, gli alberi e le foglie
sfoggiavano la più variopinta magnificenza; qua rosso acceso,
là giallo, più in là bruno dorato.
Comparve poi un gentiluomo di campagna, il Conte Ottobre. Amatissimo
della caccia, portava con sé il fucile, il cane e il carniere
pieno di noci.
Novembre, il suo compagno, era tormentato da una violenta infreddatura.
Era provveditore dei Focolari e doveva pensare alle provviste di legna,
spaccarla e segarla.
E finalmente ecco l'ultimo viaggiatore: Nonno Dicembre, che stringeva
lo scaldino fra le mani. Era freddoloso e intirizzito, e portava in
braccio anche un piccolo abete.
- Voglio che cresca tanto da toccare il soffitto, alla sera di Natale
- disse, - Così si potrà adornarlo con palle d'argento,
candeline colorate e angioletti.
Il doganiere lo interruppe:
- Ogni passaporto è valido per un mese - avvertì. - Io
lì ritirerò e, scaduto il tempo consentito, scriverò
le note relative alla vostra condotta.
Finito l'anno, cari lettori, credo che anch'io saprò dirvi che
cosa i dodici viaggiatori avranno portato in regalo a me, a voi, a tutti,
ma per ora davvero non lo so! Forse non lo sanno neanche loro. Si vive
in tempi così strani…
Hans Christian
Andersen