I fiori della
piccola Ida
Fiabe Andersen.
Poveri fiori! Sono tutti appassiti.
Eppure ieri erano tanto belli! - esclamò con rammarico la piccola
Ida, guardando il suo mazzo dai petali raggrinziti. - Che cosa è
success, dunque? - proseguì rivolta allo studente seduto sul
divano.
Voleva bene allo studente, perché sapeva raccontare tante storie
e ritagliava file di pupazzetti di carta che si tenevano per mano e
si potevano far ballare e fabbricava persino castelli con le porte che
si aprivano. Ero proprio bravo e il tempo con lui passava in un attimo.
- Te lo dico io , che cosa è successo - rispose lo studente.
- Oh, ti prego racconta - disse la bambina.
- I tuoi fiori questa notte sono andati al ballo e per questo ora sono
così stanchi e sfiniti.
- Ma i fiori non sanno ballare! - esclamò la piccola Ida.
- E invece si. Quando noi andiamo a letto e ci addormentiamo, i fiori
incominciano a far salti e si danno alla pazza gioia.
- E i bambini possono andare al ballo? - chiese la piccola Ida
- Soltanto i bambini dei fiori, cioè i fiorellini piccoli, come
le margherite, i mughetti, e i non ti scordar di me.
- E dove vanno a ballare?
- Nel castello del re, quello che sorge fuori la porta e che è
circondato da un immenso giardino. Il re vi abita soltanto d'estate,
lo sai.
- Ma sono andata ieri con la mamma,
in quel giardino - replicò la piccola Ida - non c'era un solo
fiore sulle aiuole e nemmeno una foglia sugli alberi. Dov'erano, dunque?
- Nel castello. Quando il re torna in città seguito da tutti
i suoi cortigiani, i fiori lasciano il giardino ed entrano nelle sale.
Sul trono siedono le due rose più belle, e sono il re e la regina;
le creste di gallo si allineano ai due lati e fanno da guardie d'onore,
e tutti gli altri fiori sono invitati al ballo. Le violette azzurre
rappresentano gli ufficiali di marina; i giacinti sono damigelle, i
tulipani le dame incaricate di sorvegliare l'andamento della festa.
- Ma chi ha dato ai fiori il permesso di danzare nel castello del re?
- Oh, non c'è bisogno di permesso, perché quasi nessuno
lo sa. E' vero che qualche volta, di notte, arriva il vecchio sorvegliante
a fare una ispezione, ma ha un grosso mazzo di chiavi il cui tintinnio
si sente a distanza.
- E i fiori quando lo sentono non hanno paura?
- Non appena se ne accorgono si mettono fermi fermi, oppure si nascondono
dietro le tende sporgendo solo la testa.
- E il sorvegliante non sente il loro profumo?
- Si, avverte che c'è qualcosa di insolito nell'aria, ma non
riesce a capire che cosa sia.
- Come mi piacerebbe vedere danzare i fiori! - esclamò la piccola
Ida battendo le mani. - Sarebbe una cosa stupenda!
- Chissà che tu non ci riesca
- rispose lo studente. - Quando tornerai nel giardino del re, prova
a guardare attentamente attraverso le finestre e vedrai uno strano movimento.
- E i fiori del giardino pubblico vanno anche loro al ballo? Come possono
arrivare fino a là? Il castello infatti è molto lontano
dalla città.
- Volando - spiegò lo studente - non hai visto le farfalle? Non
sembrano fiori? Ebbene, appunto sono la stessa cosa: i fiori hanno lasciato
il loro gambo per levarsi nell'aria; poi hanno incominciato ad agitare
i petali come piccole ali, e così sono riusciti a volare.
- Ma perché soltanto alcuni fiori si sono mutati in farfalle
mentre gli altri sono rimasti semplici fiori? - chiese la bambina. -
Deve essere molto difficili sapere quali sono i fiori bravi.
- Non è vero - le spiegò lo studente - i fiori bravi sono
quelli che profumano nell'aria e offrono il loro nettare alle api affinché
il miele diventi migliore.
- Ma la mia amica è andata la primavera scorsa al giardino pubblico
e c'erano tanti fiori. Tu pensi che non siano stati invitati alla festa
del castello perché erano cattivi?
- Non credo - disse lo studente - può darsi che nessuno abbia
parlato loro del castello del re e della festa dei fiori e quindi non
ne sappiano niente. Anzi, voglio proporti un esperimento. Tu sai che
in nostro vicino di casa è professore di botanica e ha un giardino
tutto pieno di fiori. Prova ad entrare in quel giardino e racconta a
un fiore di quella festa da ballo. Il fiore lo dirà a tutti gli
altri e così potranno partecipare alla festa e se ne andranno
nel castello del re. Pensa come rimarrà di stucco il professore
di botanica quando scenderà nel suo giardino per innaffiare e
potare i fiori e non ne troverà più neppure uno!
- Ma come un fiore potrà dirlo
agli altri? I fiori non sanno parlare - obbiettò la piccola Ida.
- E' vero, ma riescono a comunicare ugualmente fra di loro. Non hai
mai visto come si piegano e muovono la testa, quando c'è il vento?
E' la loro maniera di parlare. Anche le foglie chiacchierano fra loro,
quando si agitano tanto.
- E il professore capisce il loro linguaggio?- chiese Ida.
- Certamente. Anzi, una volta si sdegno moltissimo perché vide
una ruvida e ispida ortica cercare di stringere amicizia con uno splendido
garofano rosso. " Come sei bello! Come ti voglio bene " diceva
l'ortica facendo l'occhiolino. E il garofano ascoltava, tutto lusingato.
Il professore allora picchiò l'ortica e si punse le dita. Da
quel giorno detesta le ortiche e quando ne vede qualcuna cerca di girare
al largo. - E' divertente - disse la piccola Ida.
Nel frattempo un noioso consigliere era entrato e si era seduto sul
divano. E, udendo quei discorsi, fece un gesto di disapprovazione.
- Come si possono mettere idee simili in testa a una bambina? - brontolò.
Il consigliere era un vecchietto dalla faccia gialla e portava sempre
un largo cappello nero e rotondo. Non provava simpatia per lo studente
e continuò a brontolare. Ripeteva fra i denti:
- Come si possono mettere idee simili nella testa di una bambina? Sono
solo inutili fantasie!
Ma la piccola Ida non provava, invece il minimo dubbio e quando lo studente
se ne fu andato, si avvicinò al suo mazzo di fiori. Tutto era
spiegato, adesso: i fiori avevano la testa china perché si sentivano
stanchi, dopo aver ballato tutta la notte; bisognava dunque metterli
a letto e farli riposare. In un angolo del salotto c'era un tavolino
destinato ai giocattoli della piccola Ida, col cassetto pieno di cianfrusaglie;
sul tavolino c'era il letto della bambola Sofia, in legno rosa con la
coperta e il velo azzurro. Sofia dormiva profondamente, ma la piccola
Ida la prese in braccio senza riguardi.
- Bisogna alzarsi! - le disse; - per
questa notte potrai dormire nel cassetto. I poveri fiori sono ammalati
e hanno bisogno di riposare!
La bambola aveva un'espressione molto contrariata e non rispose nemmeno
una parola, tanto si sentiva offesa; ma la piccola Ida la depose nel
cassetto, poi mise i fiori nel lettino e li coprì bene con la
coperta azzurra. Chiuse anche le cortine di seta celeste affinché
la luce non desse loro fastidio, quindi si allontanò in punta
di piedi. Ma per tutta la sera non fece che pensare a quanto lo studente
le aveva raccontato e, prima di andare a dormire, volle fare una visitina
anche ai fiori della mamma, stupendi giacinti e tulipani, freschi e
belli nei vasi di cristallo.
- So che andrete al ballo, questa notte - bisbigliò la piccola
Ida con aria d'intesa; ma i fiori non mossero una foglia, come se non
avessero capito.
Poi Ida andò a letto e, prima
di addormentarsi, pensò a lungo alla festa da ballo nel castello
del re. "I miei fiori saranno andati di certo" pensava.
Si risvegliò durante la notte dopo un sogno confuso, in cui aveva
veduto i fiori lo studente e anche il consigliere dal largo cappello
nero. Tutto era silenzioso nella casa; il lumino da notte spandeva una
diafana luce; il babbo e la mamma dormivano profondamente. "Chissà
se i miei fiori sono ancora nel lettino di Sofia?" pensò
la piccola Ida "Come mi piacerebbe saperlo". Sedette sul letto
e tese l'orecchio. Le pareva che dal salotto giungesse un suono di pianoforte,
ma così leggero, come non le era mai capitato di udire.
- Sono certo i miei fiori che ballano - concluse - Oh, come mi piacerebbe
vederli! Oh, se entrassero qui!.
Ma i fiori non vennero e il suono del pianoforte continuava dolce e
leggero. Infine la piccola Ida non poté più resistere:
scivolò dal lettino e, piano piano, si avvicinò in punta
di piedi verso la porta socchiusa del salotto. Come era meraviglioso
ciò che vide! Le lampade erano spente, è vero, ma i raggi
della luna entravano dalla finestra e ogni cose sembrava illuminata
a giorno. I giacinti e i tulipani della mamma stavano allineati su due
file: tutti i vasi erano vuoti. Poi i tulipani si inchinarono davanti
ai giacinti e li presero per mano; quindi incominciarono un allegro
girotondo interrompendolo spesso con variazioni e figure graziosissime.
Al pianoforte era seduto un grosso giglio giallo che la piccola Ida
aveva veduto in giardino durante l'estate. Anzi, ricordava che lo studente
aveva commentato: "Guarda come quel giglio assomiglia alla signorina
Carolina". Tutti si erano burlati d lui, ma la piccola Ida aveva
notato che il giglio assomigliava davvero in modo sorprendente a quella
signorina.
Anche adesso, mentre suonava il pianoforte,
aveva proprio il suo modo di fare: chinava il lungo viso giallo un po'
da una parte e un po' dall'altra e batteva il tempo con la testa.
Nessun fiore si era accorto della piccola Ida. Un grande croco blu saltò
sul tavolino dove stavano i giocattoli ed andò ad aprire le cortine
del letto dove riposavano i fiori ammalati. I fiori si misero a sedere
e dichiararono di sentirsi bene e di voler ballare come tutti gli altri.
Scesero subito dal letto, tanto freschi e belli che il flaconcino di
profumo fatto come un vecchio ometto fece loro i complimenti. Poi il
ballo divenne generale.
A un tratto qualche cosa di rumoroso cadde dal tavolo: era il frustino
che saltava a terra; anche lui voleva prendere parte alla festa dei
fiori. Al suo manico era appoggiata, per caso, una bambolina di cera,
che aveva un largo cappello nero e rotondo, molto simile a quello del
consigliere. Il frustino saltò in mezzo ai fiori sui tre trampoli
rossi e si mise a battere il tacco ballando una marzurka. Non c'era
che lui che ne fosse capace: i fiori erano troppo leggeri e non avrebbero
mai potuto fare tanto rumore con i tacchi. A un tratto la bambolina
di cera che stava aggrappata al manico del frustino, diventò
lunga lunga, volse verso gli altri fiori la testa coperta dal grande
cappello nero e rotondo, e disse ad alta voce:
- Come si possono mettere idee simili nella testa di una bambina? Sono
soltanto scocche e inutili fantasie.
La bambola di cera in quel momento assomigliava davvero al vecchio consigliere;
aveva lo stesso colorito giallo e la stessa aria arcigna e brontolona.
Allora i fiori, indignati, incominciarono a picchiarla, ed ella subito
rimpicciolì e ridiventò la bambolina di prima.
Ida non poté trattenersi dal
ridere. Il frustino continuava a battere i tacchi saltellando come un
matto e il consigliere, cioè la bambolina, che gli stava aggrappata
addosso, era costretta a ballare con lui, sbatacchiando in tutte le
direzioni il gran cappello nero. Infine gli altri fiori intercedettero
per lei, specialmente quelli che avevano dormito nel lettino della bambola
e finalmente il frustino si fermò e si ritirò tranquillo
in un angolo.
In quel momento si sentì qualcuno che chiuso nel cassetto, batteva
colpi contro la parete di legno per farsi aprire. L'omino fatto col
flaconcino di profumo, riuscì a sdraiarsi sul tavolo e a schiudere
il cassetto; dalla fessura sbucò la bambola Sofia che si guardò
intorno tutta sorpresa.
- C'è dunque un ballo, qui? - esclamò risentita. - Perché
nessuno mi ha invitato? Ci sarei venuta volentieri!
- Vuoi ballare con me? -chiese l'omino del profumo.
- Ma guarda un po' che razza di ballerino!-
commentò la bambola con disprezzo: e gli voltò le spalle.
Sperava che un fiore l'invitasse, ma nessuno sembrava accorgersi di
lei. Tossì, fece um.!..um!.con la voce,ma inutilmente. Intanto
l'omino si era messo a ballare da solo e vi riusciva benissimo.
Allora Sofia, decisa a richiamare a tutti i costi l'attenzione generale,
si lasciò cadere con gran fracasso dal cassetto sul pavimento.
Tutti i fiori accorsero per rialzarla e domandarle se si era fatta male;
ma Sofia stava benissimo: voleva soltanto ballare. Allora i fiori che
avevano dormito nel suo lettino, la presero per mano e incominciarono
a danzare con lei proprio nel mezzo della stanza, dove più chiara
cadeva la luce della luna. Tutti gli altri fiori fecero circolo battendo
il tempo con le mani. Sofia era tanto felice che offerse ai fiori il
suo lettino per sempre, dichiarando che sarebbe stata contentissima
di dormire nel cassetto. I fiori risposero:
- Ti ringraziamo tanto, ma noi non possiamo vivere a lungo. Domani saremo
morti. Devi dire alla piccola Ida di seppellirci nell'angolo del giardino
dove poco tempo fa ha sepolto il suo canarino. In estate resusciteremo
e saremo più belli ancora di oggi.
- No, non dovete morire! - esclamò
Sofia.
In quel momento la porta del salotto
si spalancò e una folla di splendidi fiori entrò danzando.
In testa al corteo camminavano due belle rose che portavano due corone
d'oro: erano il re e la regina. Dietro di loro veniva una fanfara, formata
da papaveri e peonie. Le trombe erano baccelli di piselli e i fiori
vi soffiavano con tanta forza da averne il viso tutto rosso: i giacinti
azzurri e i bucaneve suonavano a distesa i loro campanellini come se
fossero campanelli veri. La musica era deliziosa. Poi tutti i fiori
si unirono alla compagnia e zinnie, pratoline margherite e gli altri
si abbracciarono e incominciarono a ballare. Era uno spettacolo davvero
meraviglioso. Quindi tutti si augurarono la buona notte e la piccola
Ida ritornò a letto, dove rimase sveglia a lungo ripensando a
tutto ciò che aveva visto. L'indomani, appena alzata, corse al
tavolino dei giocattoli per vedere i se i fiori c'erano ancora nel lettino
di Sofia. C'erano, ma molto più avvizziti dl giorno prima. Sofia
era coricata nel cassetto e sembrava avere molto sonno.
- Ti ricordi ciò che dovevi dirmi
- domandò Ida.
Sofia non rispose nemmeno una parola.
- Non sei gentile - disse Ida. - Eppure i fiori hanno ballato con te!
Sofia non rispose nemmeno questa volta, ma la piccola Ida sapeva che
cosa doveva fare. Prese una scatola e vi collocò delicatamente
i fiori morti.
- Ecco la vostra piccola bara, o meglio, il vostro nuovo lettino - disse
- quando verranno i miei cugini oggi, mi aiuteranno a seppellirvi.
I cugini della piccola Ida erano due
allegri ragazzi che si chiamavano Giovanni e Adolfo. Giunsero nel pomeriggio
indossando una maglietta gialla e calzoncini blu. Volevano mostrare
a Ida l'ultimo regalo del babbo, una balestra nuova nuova, che funzionava
come quelle degli antichi balestrieri.
Ida narrò loro la morte dei fiori e li invitò a partecipare
al funerale.
I due ragazzi camminavano davanti, la balestra in spalla e la piccola
Ida li seguì con i fiori morti nella graziosa bara. Scavarono
una fossa in fondo al giardino e Ida, dopo aver baciato i fiori depose
la cassettina nella terra, mentre Giovanni e Adolfo tiravano un colpo
di balestra in segno di onore.
Hans Christian
Andersen